Da
due anni non tornavo alla Diga del Gleno. Stessi pensieri, stessa energia nell’aria.
Riporto semplicemente ciò che scrissi due anni orsono:
“Il disastro fu causato dal cedimento
strutturale della diga del Gleno: il 1º dicembre del 1923
alle ore 7,15 la diga crollò.
Sei milioni di metri cubi d'acqua,
fango e detriti precipitarono dal bacino artificiale situato a circa
1.500 metri di quota, riversandosi nella stretta gola sottostante, distruggendo
interi borghi e portandosi appresso i corpi di 500 persone.
Il tribunale condannò i colpevoli a
tre anni e quattro mesi più una multa in denaro. La pena venne ridotta a due
anni e la multa annullata.
Questa la cronaca.
Tuttavia facendo una camminata
solitaria intorno ai resti della diga del Gleno non si può non pensare agli Dei,
agli Eroi e agli Uomini.
Come in tutti i poemi epici che si
rispettino.
Immaginare cosa possano aver provato
gli Uomini, morti o sopravvissuti a un tale evento, è quasi impossibile.
E gli Dei dov’erano? Domanda
banale. Non è per tirali in ballo ma nelle cronache sui pannelli lungo il
percorso gli Dei o Dio - visto il monoteismo vigente da secoli - a
cui credono centinaia di milioni di persone su questo pianeta, non vengono mai
citati.
Quante volte ho sentito rendere grazie
a Dio da parte di coloro che gli regalano il merito per le cose belle
che avvengono su questo pianeta! Quando ci si trova di fronte alle tragedie,
personali o collettive che siano, invece le responsabilità sono tutte degli
uomini? O neppure loro, visto la pena irrisoria che hanno scontato i
responsabili di un disastro il cui ricordo è stato annebbiato dal tempo.
Dio ha provocato la tragedia o è
rimasto solo a guardare? I credenti ne accettano il mistero, le oscure ragioni
affrontando le prove a cui vengono sottoposti cercando di mantenere la loro
fede.
Personalmente ho sempre fatto fatica a
immaginare un Dio antropomorfo non solo nell’immagine e nella sua
apparenza, ma soprattutto nella sua azione, nel suo comportamento, nel suo
pensiero, nel suo intervenire o no nelle vicende umane e del pianeta.
Pensare che Dio è come l’uomo è antropomorfizzarlo,
renderlo simile a noi, proiettare ciò che noi siamo su un’entità trascendente
esterna, magari con buone probabilità inventata.
Se proprio ne abbiamo questa umana
esigenza, non sarebbe forse meglio pensare di essere fatti noi a sua immagine e
somiglianza? E che quindi, lasciando perdere le nostre squallide proiezioni,
cercassimo la piccola parte divina nascosta in noi? Aiuterebbe a capire che
quindi è forse assurdo che, sempre che esista, è possibile che
non si comporti come noi, che dia premi e castighi, che scateni vendette e
giudizi universali verso presunti infedeli, che prepari la fine del mondo per
punire una parte dell’umanità o cose simili?
Umano, troppo umano! Diceva
Nietzsche…
Guardando i resti della diga pensavo
che la Natura è qualcosa di potente. Regala frutti, bellezza,
paesaggi, tramonti e un’infinità di cose che noi amiamo, ma quando si scatena
ci dona terremoti, uragani, incendi e devastazioni. Il tutto pare senza
consapevolezza, coscienza e intenzione apparente di farci del male, ma lo fa.
La scienza è arrivata a spiegare molto, non ancora tutto.
Forse la Natura si comporta
come Dio? Senza consapevolezza e intenzioni di fare bene o male?
Semplicemente è così. Accade quello che accade per cause fisiche, chimiche,
geologiche, planetarie, climatiche, ecc.ecc. Senza alcuna intenzione di fare
bene o male agli uomini e a tutti gli esseri che vivono sul pianeta. La natura
non premia e non castiga intenzionalmente. Certo noi a volte la provochiamo e
ne provochiamo le reazioni positive o negative con i nostri meriti o i nostri
errori.
La metafora del disastro della diga
del Gleno è esemplificativa di tutto ciò. Quale Dio cosciente e
intellettualmente stimabile e apprezzabile potrebbe volere cose del genere?
La fine del mondo, paventata da molte
religioni in modo più o meno radicale o fanatico, è già giunta molte volte per
altre specie animali o vegetali, dinosauri compresi. Ma perché farci
ossessionare da qualche scritto che ne parla, quasi come se ci fosse
l’interesse di qualcuno a utilizzare questa immensa paura che una parte
dell’umanità pare provare?
Paura e potere vanno sempre a
braccetto.
Ma dimenticavo, la Bibbia è la parola
di Dio e questo è un dogma indiscutibile per molti.
Chissà cosa avranno pensato quei
poveri Uomini travolti dalla potenza dell’acqua, dalla cieca Natura,
in questo caso innescata dalla stupidità e dall’avidità umana. Forse avranno
pensato che era la fine del mondo, sicuramente del loro mondo?
Anche i dinosauri non si sono estinti
per cambiamenti climatici o per eventi traumatici planetari accorsi milioni di
anni orsono?
Anche noi potremmo estinguerci per lo
stesso motivo, con l’aggiunta che siamo diventati bravi a rompere gli equilibri
naturali, e pare che la fossa ce la stiamo scavando da soli. Oppure gli
ottimisti ci diranno che con mutamenti e mutazioni l’animale uomo vivrà ancora
chissà quanto su questo pianeta travolgendo ogni previsione più pessimistica e
rimandando ancora per chissà quanto tempo il giudizio universale che
qualcuno paventa.
E gli Eroi? Sono forse gli eletti
dalle varie religioni che siederanno accanto a Dio, o sono coloro che
hanno affrontato le piccole grandi tragedie che incontriamo nel nostro cammino
con dignità e coraggio, lottando per aiutare sé stessi e gli altri magari con
generosità?
E che dire ancora degli Uomini?
Ce n’è di ogni specie. Chi emana splendore e chi si comporta peggio di una iena
affamata.
Oggi ho provato rispetto per coloro
che hanno subito il dolore e la sofferenza senza averne colpa, senza averne
troppe, senza accorgersi di averne qualcuna. Mi sforzo di avere rispetto anche
per il dolore la sofferenza di chi provoca dolore e sofferenza agli altri,
senza rendersene veramente conto.
Credo che un po’ tutti rientriamo prima
o poi in entrambe queste categorie.
Gli Eroi forse sono quelli
che accettano di prendersi le responsabilità anche per quelli che non si
accorgono di averle, e continuano a fare danni intorno a loro, spesso in nome
di Dio.
E la Natura, madre o matrigna, ci
avvolge, ci culla, senza sapere per cosa o perché. Con le sue leggi, più o meno
conosciute a volte meravigliose, a volte spietate.
A
noi miseri viandanti non resta che goderci l’incantevole paesaggio e stringere
i denti quando arriva la carestia, nella speranza che la scintilla degli Eroi ci
possa un giorno toccare il cuore.”
Vilminore di Scalve
Pianezza (un nome che è una strana aspirazione per
un paesino di montagna...), la frazione di Vilminore
da cui parte il sentiero per la diga
La Presolana vista da Pianezza
La Diga del Gleno
Dopo il crollo le dimensioni del lago sono ridotte
Fosse bastato il suono di un corno per avvisare le popolazioni
che furono travolte dalla furia dell'acqua!
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Molte più foto sono nel mio spazio in Facebook.
Chi desidera visionarle mi chieda il contatto specificando il motivo
“fotografico”.
Grazie.
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